4.

799 Words
Cammino lungo al corridoio stringendo fra le mani le spalline dello zaino. Sono passati giorni da quando Ethan e il resto del suo gruppo facevano gli idioti. Non mi rivolge più parola per non so quale motivo, e il fatto che preferisca rendersi figo stando con quel branco di deficienti anziché passare del tempo con me, il suo presunto migliore amico, mi fa solo ridere. Presto si accorgerà di quanto stupida è la sua decisione, io non capisco proprio cosa ci trovi di bello la gente nel veder soffrire altre persone, magari per il loro aspetto fisico, bisogna essere proprio cattivi e senza cuore. "Ciao femminuccia" mi dice con una strana vocina Jack dandomi una spinta entrando in bagno per primo. Lo ignoro e mi avvicino al lavandino per sciacquarmi la faccia. "Sei più sfigato tu della ragazzina piagnucolona" mi dice ridendo si gusto. Nell'esatto momento in cui decide di toccarmi più del dovuto la mia pazienza esplode, mi volto verso di lui e gli do un forte pugno sulla faccia. Indietreggia con la schiena sul muro, la bocca aperta e una mano sul naso sanguinante. Stringe i pugni e si avventa su di me tirando la mia felpa, troppo dolorante per fare qualcosa che mi ferisca. "Voi due! Cosa state facendo?" urla una professoressa intromettendosi fra noi. Nessuno dei due rispondono, troppo concentrati a mandarci occhiate l'uno con l'altro. "Ora andate in presidenza! Vi sembrano modi?" dice tutta rossa trascinandoci verso la presidenza. Puzza di vecchio e il rumore dei suoi tacchi è a dir poco irritante. "Signor preside, ho sorpreso questi due maleducati a picchiarsi nel bagno dei ragazzi!" dice spingendoci dentro alla stanza. "Li lasci a me, torni pure in classe" le dice mio padre con un gesto della mano. "Jack questa è la decima volta in una settimana che ti mandano qui per qualcosa che hai fatto" dice severo incrociando le braccia al petto. "Lui mi ha dato un pugno!" urla indicando il suo naso. "Non credo tu sia un santo! Torna in classe, sto chiamando i tuoi genitori per venire a prenderti" lo avvisa prendendo il telefono. "E lui?" domanda infuriato allargando gli occhi. "A lui ci penso ora, vai!" gi ordina. Esce dalla stanza e sbatte forte la porta. "Perché l'hai picchiato?" mi domanda e non appena lo guardo in faccia vorrei dare un pugno anche a lui per ciò che ha fatto a mia mamma. "Con te non parlo!" dico guardando altrove. "E perché?" mi domanda cercando il mio sguardo. "Quando sono rientrato da scuola mamma stava piangendo, so cosa gli hai fatto!" gli dico sbattendo le mani sulla scrivania. "Queste non sono cose che ti riguardano, io e la mamma abbiamo risolto tutto" mi dice alzando il tono. "E invece si che mi riguardano visto che è mia madre, e tra l'altro quella cavolo di donna lavora ancora qui, pensi che si fiderà di te se la lasci ancora qui?" gli domando più arrabbiato che mai. "Esci, ne parliamo a casa!" mi dice respirando piano cercando di calmare la rabbia. Gli lancio un'occhiata gelida e mi allontano dalla stanza sbuffando, è una situazione così frustrante. Lancio un'altro pugno al armadietto immaginandolo come la faccia di Jack e immediatamente ne do un altro. Sento un rumore e quando mi volto trovo Allyson con una faccia spaventata e i suoi libri a terra mentre mi guarda. "Non volevo spaventarti" le dico sospirando, passandomi una mano fra i capelli. Sbatte gli occhi e si abbassa per raccogliere le sue cose velocemente, mi inchino anche io con l'intenzione di aiutarla ma sussulta allontanandosi maggiormente. "Non voglio farti niente" le dico porgendole i libri che sono riuscito a raccogliere sorridendole leggermente. "Grazie" sussurra prendendoli per metterli dentro al suo zaino che ha sulle spalle. "Ti danno ancora fastidio?" domando. Scuote la testa abbassando lo sguardo come se avesse paura di guardarmi, il suo strano comportamento mi incuriosisce. "Comunque non hai una faccia strana, ce l'hai normale.. Cioè.." dico probabilmente frasi senza senso. Ridacchia alzando lo sguardo su di me e credo di star impazzendo quando il suo sorriso torna a bloccarmi. "Perché ridi?" le chiedo indispettito. "Sei buffo" dice con la voce bassa e divertita, mentre trattiene una risata. "Ma senti, prima fai la timida e poi credi di prendermi in giro?" le dico incrociando le braccia con uno sguardo cattivo. Si irrigidisce e torna con l'espressione spaventata che aveva poco fa, non pensavo potessi fare così tanta paura. Questa volta scoppio io a ridere per la sua faccia, e credo di star diventando pazzo non solo perché mi è importato di una persona che non conosco se non di vista ma perché sono passato da essere arrabbiato a tranquillo in tre secondi, e soprattutto perché riesce sempre a bloccarmi con i suoi occhi così verdi.
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