8.

1207 Words
Prima di uscire mi vesto con degli abiti semplici. Indosso dei jeans attillati, un maglioncino bordeaux e le converse del medesimo colore. Scendo velocemente le scale e mi fermo davanti allo specchio in soggiorno, mi sistemo i capelli, prendo la borsetta e mi avvio verso la porta. "Papà io esco, ceno fuori ma torno comunque presto" lo avviso abbassandomi per lasciargli un bacio sulla guancia. "Con chi esci? É un ragazzo?" mi domanda accompagnandomi alla porta come suo solito fare. "Si, è un mio amico" gli dico sottolineando con un tono più alto di voce le ultime due parole anticipando qualunque suo pensiero a riguardo. "Va bene" risponde aprendo la porta, come previsto Chesley sta già fuori ad aspettarmi. Saluto mio padre un'ultima volta con la mano e salgo nella sua macchina. "Sta sera sei più bella del solito" mi dice con un sorriso smagliante, senza distogliere lo sguardo dalla strada. "Grazie.. Sono la stessa di tutti i giorni" gli dico fissando le mie mani, sono sicura che se guarderei la sua faccia mi sentirei in imbarazzo. "Si hai ragione, sei sempre bella" si corregge con molta tranquillità, mi limito a forzargli un sorriso, non sapendo che altro fare. "Ti piace la pizza?" mi domanda. "Certo! A chi non piace la pizza?" esclamo incredula, rompendo la tensione che si era creata fra noi. "Beh a mia sorella non piace, è strana lo so, ma è sempre meglio chiedere" mi risponde facendo spallucce. Si parcheggia e cammina affianco a me, entriamo in un ristorante abbastanza accogliente e carino, e già dal buon profumo che si sente il mio stomaco si lamenta dalla fame. "Cosa hai deciso? Ti iscriverai al corso di danza?" mi domanda, siamo seduti uno davanti all'altro e l'unica cosa che ci divide è il centrotavola. "Penso di no, preferisco non rischiare, fare figuracce è la mia specialità e la mia collezione non ne ha bisogno di altre" gli rispondo, scuotendo la testa. "Hai davvero poca autostima Abby, nessuno nasce imparato e potrebbe essere comunque qualcosa per passare il tempo, anziché stare a casa. Ma non ti forzo" mi dice e non posso fare altro che dargli ragione. "Ora che mi sono ricordato volevo chiederti una cosa, sperando di non essere arrivato in ritardo" aggiunge, come se si fosse accesa una lampadina nel suo cervello. "Cosa?" gli chiedo curiosa. "Ci andrai al ballo di Halloween, giusto?" mi domanda, annuisco e mi fermo ad osservare i suoi occhi azzurri, sono davvero belli. "Ti va di andarci con me? So che non ci conosciamo molto, anzi so davvero poche cose di te, e capisco se mi dirai di no. Ma mi farebbe piacere stare con te-" si ferma un attimo, e quando si accorge di aver parlato fin troppo velocemente ridacchia. "Si, Chesley, verrò con te" gli dico, sorridendo anche io. Questa è la seconda volta, nel giro di tre giorni, che lo faccio. Mi ero scordata come ci si sentisse. "Vedrai, ci divertiremmo" mi dice. Passiamo il resto della serata a raccontarci di noi, mentre mangiamo la nostra pizza, e devo dire che in fondo è un ragazzo davvero simpatico e dolce. Per quel che mi ha dimostrato fin oggi. L'indomani stranamente, mi sono svegliata di buon umore, e cosa ancora più strana sono riuscita ad arrivare a scuola in perfetto orario. Attraverso il corridoio canticchiando fin quando, non vedo davanti ai miei occhi una scena, capace di farmi smettere di cantare e di bloccare le mie gambe. Il mio caro vicino di casa se la spassa a baciare una ragazza che non ho mai visto, come se non ci fosse un domani. Si stacca da lei e la saluta con un occhiolino, solo quando si volta per andare probabilmente in classe sua si accorge di me. "Quindi è questo il tuo passatempo? Baciare chiunque ti capiti a mano? Quante ragazze ti mancano ancora?" gli domando incrociando le braccia. Mi guarda per un secondo per poi scoppiare a ridermi in faccia. "Quanto sei irritante, puoi spiegarmi per quale motivo stai ridendo?" gli domando infuriata. In una frazione di secondo, si avvicina a me e afferra il mio braccio avvicinandosi pericolosamente a me. "Sei gelosa?" mi domanda, riesco a sentire perfettamente il suo respiro che si mischia con il mio. "No" rispondo, peccato solo che la mia voce non è per niente convincente e lui aveva già capito tutto, ancora prima di farmi la domanda. "Sei agitata" nota, avvicinandosi maggiormente a me, il mio cuore sembra quasi che voglia esplodere mentre alterno lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. "Lo sono perché mi innervosisci!" esclamo cercando di liberarmi dalla sua presa stretta, è insopportabile il sorriso con cui mi sta guardando in questo momento. "Comunque se non sei gelosa e se non ti importa di me, come mi hai detto qualche giorno fa, non capisco perché ora sei così arrabbiata" mi dice e credo che non si sia mai divertito tanto nel mettere qualcuno a disagio come ora, con me. "Lasciami in pace, devo andare a lezione" gli dico, dal mio tono di voce sembra quasi che io lo stia supplicando. "Tra l'altro, non ti va che io baci altre ragazze ma tu esci con chi ti pare, ti ho vista ieri con Chesley. Un pó incoerente bambolina, non trovi?" continua. "Stai facendo tutto da solo, io non ti ho mai detto che non mi va. Puoi fare quello che vuoi, ripeto, non m'importa!" gli dico esasperata. "É stata lei a baciare a me se proprio ci tieni a saperlo, ah giusto, hai detto che non ti interessa" dice facendo una smorfia. "Si infatti, ora lasciami andare, ti ho detto che devo andare a lezione, o sei sordo?" gli dico, sono sicura di avere un colorito molto tendente al rosso, bordeaux. "Certo" mi risponde, mollando finalmente il mio braccio. Mi sistemo meglio lo zaino sulle spalle e mi volto, tornando a respirare regolarmente. E neanche questa volta riesco ad entrare puntuale in classe, sempre per colpa di Brooklyn, di chi altro sarebbe potuta essere? Passo così il resto della mattinata con il broncio, pensando ad un modo per avitarlo da oggi in poi, dopo la scena precedente non ho più intenzione di guardarlo in faccia. "Papà sono a casa" dico con tono piatto, lascio lo zaino sul divano e raggiungo la cucina, dove pensavo di trovare lui. Invece, con mia sorpresa, trovo la stessa donna che ho trovato qualche giorno fa dentro al letto di mio padre. Come è che si chiamava? "Ciao Abby, tuo padre è uscito per una commissione ma fra un pó torna. Vuoi che ti preparo il pranzo?" mi chiede con un sorriso. "..no, non ho tanta fame" le rispondo, osservando il modo in cui si muove nella mia cucina come se fosse casa sua da sempre. "Sicura? Tutto okay? Ti vedo strana" mi dice sfiorandomi i capelli, mi allontano con un gesto un pó brusco. "Come fai a sapere che sono strana se neanche mi conosci? Non significa che se non abbia fame non sia tutto okay" rispondo. "Va bene, non ti agitare. Volevo solo essere gentile" mi dice, mi volto e salgo velocemente le scale. Mi chiudo in camera mia e infilò le cuffiette nelle orecchie, alzando la musica al massimo.
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