Mi sveglio improvvisamente spaventata a causa di un rumore forte, fin troppo vicino alla mia stanza. Apro gli occhi ma essendo ancora buio pesto la mia paura aumenta, tiro le coperte e mi infilo dentro coprendo la mia testa.
Nella mia stanza si sentono solamente i miei forti respiri che cerco di trattenere, ad ogni movimento che sento il mio cuore aumenta di battiti e le mie mani tremano.
Solo quando sento qualcosa toccarmi lancio un urlo capace di svegliare l'intero quartiere.
"Sei pazza? Sono io" la voce di Brooklyn rompe la tensione, tranquillizzandomi e aumentando allo stesso tempo tanta rabbia in me.
"Sei tu il pazzo non io! Puoi spiegarmi cosa ci fai a quest'ora della notte sveglio, in camera mia?" gli domando mentre tasto la parete alla ricerca del contatore. Quando riesco ad accendere la luce posso notare la sua espressione divertita.
"Non pensavo fossi così fifona, mi fa male la testa ed ero venuto per chiederti se avevi qualche medicina da darmi.." mi spiega, scompigliandosi i capelli.
"E tu mi hai svegliata per del semplice mal di testa? Ti ho già detto quanto non ti sopporto?" mi lamento scendendo al piano di sotto, sbuffando.
"Si, parecchie volte. Devi ricordarmi di fare i complimenti a tuo padre comunque" mi dice. Mi alzo in punta di piedi e apro lo sportello dove teniamo tutti i medicinali.
"Per cosa?" gli domando confusa, troppo assonnata per poter pensare lucidamente.
"Per l'ottimo panorama che sto vedendo in questo momento" ammette, mi volto verso di lui e solo quando mi accorgo di avere la maglietta più su del dovuto arrossisco per l'imbarazzo.
"Smettila di guardarmi, brutto pervertito!" gli grido contro lanciandogli sopra la scatolina delle pastiglie.
"Grazie" mi dice prendendone una, in tutta calma prende un bicchiere d'acqua e la manda giù. "Sai, è davvero un peccato che una ragazza carina come te sia al contempo una strafottente del cazzo" aggiunge guardandomi con la coda dell'occhio.
"Perché sarebbe un peccato? Ti rode il fatto che non ti abbia aperto le gambe appena ne ho avuto occasione? In effetti sarebbe bello avere una vicina di casa che puoi chiamare ogni volta per soddisfare le tue esigenze. I tuoi pensieri non fanno una piega" gli dico incrociando le braccia.
"Puoi spiegarmi perché hai questa immagine di me? Okay che sono figo, sexy, affascinante. Non mi offendo se ti sei fatta qualche pensiero poco consono su di me" mi dice facendo spalluce.
"Aggiungerei anche presuntuoso, impertinente, sfacciato, insopportabilmente irritante.."
"Però non hai negato che sono bello e che ti fai pensieri su di me, non sei la prima che me lo dice in effetti" mi dice con un sorriso.
"Io non ne andrei tanto fiero, oltretutto non significa che se non l'ho negato sia vero. Non potresti mai piacermi, perciò automaticamente non potresti mai essere nei miei pensieri"
"Perché non potrei piacerti? Cos'ho che non va?" mi domanda con innocenza, tanto quasi da intenerirmi.
"Niente, solo non sei il mio tipo" rispondo scrollando le spalle.
"E chi sarebbe il tuo tipo? Chesley? Bambolina, tu non mi conosci. Sono sicuro che se lo facessi cambieresti idea su di me" mi dice sfiorandomi il mento.
"Si esatto, Chesley assomiglia maggiormente al mio ragazzo ideale. Tra l'altro non ci tengo a conoscerti" ribatto deglutendo.
"Perciò ti piacciono le persone finte? Hai detto di non volermi conoscere eppure mi hai giudicato basandoti sull'apparenza. Non ti facevo così superficiale"
"Non sono superficiale!" esclamo offesa. "Perché vi odiate così tanto? Anche lui parla di te con disprezzo" domando curiosa, sedendomi sull'altro capo del divano.
"Non sono affari che ti riguardano, torna a dormire che sono le cinque" mi dice chiudendo gli occhi.
"Va bene" borbotto tornando a letto. Sono sicura che si è arrabbiato perché gli ho detto che non potrà mai piacermi e perché non lo ritengo bello e quant'altro. Anche se per maggior parte del tempo ho mentito, l'ho detto solo per semplice gusto di stuzzicarlo, centrando nel suo ego.
Due ore dopo, la mia sveglia suona imperterrita e mi ritrovo a dare pugni ovunque, lamentandomi.
"Buongiorno tesoro" mi saluta mio padre quando entro in cucina, stampandomi un bacio sulla fronte.
"Buongiorno" rispondo bevendo a piccoli sorsi il mio latte caldo.
"Dimmi una cosa, cosa ci fa Brooklyn sul nostro divano? Ero rimasto che non lo sopportavi" mi dice lanciando un'occhiata al soggiorno.
"Infatti i miei sentimenti di nei suoi confronti non sono cambiati, ha perso le chiavi di casa e perciò l'ho fatto rimanere qui" gli spiego alzando gli occhi al cielo.
"Meno male, non vorrei preoccuparmi inutilmente. Ormai sei grande e prima o poi dovrò conoscere un tuo presunto ragazzo" mi dice, e inizia seriamente a spaventarmi.
"Papà" sbuffo lasciando la tazza sporca sul piano da cucina. Faccio il giro del divano e mi piazzo davanti a lui, osservando la sua espressione per capire se è sveglio.
Mi abbasso alla sua altezza e da perfetta stronza gli urlo vicino all'orecchio: "Brooklyn sveglia!".
"La tua voce la mattina è ancora più insopportabile, c'era bisogno di urlare in questo modo?" mi chiede infuriato.
"Scusami, i modi dolci scompaiono all'improvviso quando ti ho davanti" gli dico infilando le scarpe che ho lasciato accanto al divano la sera precedente.
Mi lancia un'occhiataccia che se potesse uccidere sarei già morta e continua a prepararsi, senza darmi ulteriori attenzioni;
Durante il resto della mattinata ognuno di noi ha preso la propria strada e fortunatamente sono riuscita a seguire le lezioni e prendere appunti.
"Hey Abby!" mi saluta Kylie venendomi incontro, facendo cadere in un tonfo il suo zaino sul pavimento. La mia non è da meno.
"Ciao" alzo la mano, appoggiandomi con la testa al mio armadietto, sono sicura di avere delle occhiaie enormi sotto agli occhi.
"Giornataccia?" mi domanda ridacchiando.
"Come può iniziare bene con un esemplare di Brooklyn a casa tua?" chiedo, solamente a nominarlo mi sale la rabbia.
"Parli di quel Brooklyn? Perché se pensiamo allo stesso, io sarei felice di averlo in casa" mi dice con un sorrisetto.
"Ne conosco solo uno e mi avanza anche, quel ragazzo sa essere terribilmente snervante quando ci si mette" affermo.
"Ammetti però che è fin troppo bello, anche se ho sentito dire in giro che ti frequenti con Chesley. Anche lui non è male" mi dice facendo uno strano movimento con le sopracciglia verso l'alto.
"E questo da chi l'hai sentito? Non è affatto vero, io e Chesley ci conosciamo a stento!" esclamo sgranando gli occhi.
"Qualunque sia il tuo rapporto con entrambi hai avuto la fortuna di conoscere i ragazzi più belli della scuola, non ti lamentare" ridacchia.
"Come vuoi" rispondo facendo spalluce.
"Ti va di uscire con me questo pomeriggio? Ti vedo spesso sola e mi piacerebbe essere tua amica, fa bene a tutti una serata di shopping" mi dice cercando di convincermi.
"Non saprei.."
"Ti prego, altrimenti sto a casa, sola, ad annoiarmi. Tu non vuoi questo?" mi domanda guardandomi con quei suoi occhioni.
"Va bene, passi tu a prendermi? Sono qui da poco e non sono molto brava ad orientarmi" le domando, sperando che dica di si.
"Va benissmo, a dopo allora" non mi fa neanche rispondere che scappa via, lasciandomi in mezzo al corridoio della scuola.
Infilo le cuffiette, avvio una canzone, e mi faccio spazio fra gli studenti che non smettono di urlare o spingere, finché non vado a sbattere contro qualcuno.
"Scusami" gli dico mortificata, ma quando alza lo sguardo spalanco gli occhi incredula per ciò che sto vedendo.