Jimin's Pov
Mi lavo il viso, l'acqua gelata sembra bruciare sul mio viso accaldato. Guardo il mio riflesso nello specchio sporco del bagno maschile della scuola.
Maledetto ubriacone.
Ma da che pulpito, mi fissa per tutta la lezione e poi chiede a me. Ma davvero?
Non ho mai odiato una persona così tanto quanto lo faccio ora. Mi ha letteralmente fatto scappare dall'aula per l'imbarazzo e la rabbia. Devo fargliela pagare. Troverò un modo, prima o poi.
Esco controllando i corridoi e vado verso la biblioteca, saluto la ragazza dietro il bancone e vado a sedermi in un angolo.
Mando un messaggio a Tae in cui gli chiedo di portarmi lo zaino appena finisce la lezione. Lui mi risponde con un 'Si, ah e tranquillo, il prof ha mandato Yoongi dal preside.'
Non importa, mi devo vendicare comunque. E lo farò.
Prendo un foglio bianco che trovo su un tavolo e prendo una matita dalla tasca dei jeans.
Scrivo 'cose a cui tiene' come titolo e mi metto ad appuntare cose che mi ha detto Hoseok su di lui.
-Basket
-Ragazzi della squadra
-Reputazione
Questo è tutto quello che mi viene in mente. Ovviamente. Non lo conosco neanche. Dovrei farmi dire alcune cose da Hobi.
Prendo di nuovo il cellulare e invito il rosso a venire con me dopo scuola, sono sicuro che non negherà mai.
Infatti, dopo neanche dieci secondi vedo un 'certo, Chim, tutto per il mio zuccherino'. Sbuffo e appoggio la testa al banco facendo un sorrisetto che sembrerebbe abbastanza inquietante.
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A pranzo non mi faccio vedere, non voglio sentire quello che hanno da dire i stupidi studenti pettegoli di questa scuola.
Tae e il suo ragazzo entrano facendo fare una faccia contrariata alla bibliotecaria e si siedono davanti a me, preoccupati.
"Tutto bene, Jimin?" Chiede Jungkook.
Annuisco guardandoli per poi lanciare un'occhiata alle persone che si trovavo nei dintorni, facendoli diventare sospettosi.
"Oddio, Jimin, che cosa hai in mente di fare?" Domanda il biondo, scioccato.
Ammicco e dico: "Mi conosci molto bene, TaeTae."
Lui deglutisce e scuote la testa appoggiandosi al moro e sospirando.
"L'ultima volta, hai fatto scappare una bambina dalla scuola. Le tue idee malvagie sono pochissime ma orribili." Borbotta lui.
"Suvvia, sono passati dieci anni a quella volta." Rispondo con nonchalance.
"Odio Park Jimin in versione sassy. Non sembora neanche la stessa persona." Mormora Jungkook nell'orecchio di Tae.
"Ti ho sentito. E tranquillo, Kookie, andrà tutto bene." Sorrido appongiando la mano sulla mia guancia, sognante.
"Si si, sarà tutto perfetto, lo sento." Dice lui, sarcastico, non convinto per niente.
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"Allora... ChimChim. Dimmi tutto." Esclama Hoseok sedendosi sul mio letto.
"Il tuo amico testa di cazzo." Rispondo solo.
"Uh, oh, mi dispiace per quello che ti ha detto Yoongi, ho davvero provato a fermarlo." Dice dispiaciuto.
"Ecco... Io ora, ti chiederò delle domande e tu devi rispondere senza nessun ma."
Lui annuisce senza fiatare.
"Dimmi tutte le cose che adora Suga." Sussurro serio.
"Jimin tu..." Dice incerto.
Lo guardo male e gli faccio segno di darmi una risposta.
"Giocare a basket, stare con gli amici, lui è anche molto legato a sua sorella, ama fumare, bere e comporre." Borbotta.
Mi acciglio.
"Comporre?" Chiedo confuso.
"Lui scrive musica, ecco." Spiega il rosso guardando il nulla.
"Perché nessuno lo sa?" Domando ancora stupito.
"Si vergogna e non vuole ammettere che è bravo." Dice Hobi grattandosi.
"Oh, Min Yoongi, il figo della scuola... Si vergogna a fare qualcosa? Interessante. Molto interessante."
"Jimin, non so cosa vuoi fare ma, ti avviso che ne uscirete feriti entrambi. Lui internamente e tu fisicamente."
"Mi picchierà? Oh, ma che paura." Dico ironico.
Hoseok sbuffa e si alza mettendosi le scarpe.
"Park, io non c'entro in questa storia. Non mettermi nei guai." Mormora prima di sbattere la porta.
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"Namjoon." Cerco di attirare l'attenzione del barista che sta passando uno straccio sul bancone.
"Jimin, giusto?" Chiede sorpreso.
"Oh, si. Sai se Yoongi è a casa, ora?" Domando gentilmente.
"Mh penso di si. Perché?" Dice guardandomi interrogativo.
Maledizione. Come faccio ad entrare a casa del ubriacone, se lui si trova proprio lì?
"Ehm... Uh, nulla d'importante, Nam."
"Ordini qualcosa?" Chiede il ragazzo, sorridendomi.
"Si, certo." Esclamo osservando il menù e dicendo 'un cappuccino e un muffin'.
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Esco dal posticino caldo e strabuzzo gli occhi appena vedo Jin e il capitano camminare nella mia direzione.
Attraverso la strada mettendomi il cappuccio. Entrano nel piccolo bar e in quel momento sento l'adrenalina pompare nelle vene.
La fortuna è con me, a quanto pare.
Corro per le strade di Daegu, cercando la casa di quel coglione. La città è abbastanza piccola e so benissimo dove abitano tutti quelli della scuola, sinceramente.
Arrivato alla porta nera, controllo se qualcuno mi sta guardando. È abbastanza buio quindi non si vede quasi nulla. Metto la mano sulla maniglia per provare ad aprirla.
Nulla.
A quanto pare, un cervello ce l'ha. Sbuffo lanciando un'occhiata alle finestre. Sembro tutte chiuse tranne una. Quella più in alto. La guardo cercando di capire come avrei mai fatto ad arrivare fin lì.
Su, Jimin, sei abbastanza flessibile. Puoi farcela.
Mi spingo in alto prendendo il davanzale della finestra del piano terra e dopodiché metto i piedi al posto delle mani tenendomi alla parte superiore della cornice.
Prendo un tubo posto orizzontalmente e cerco di non guardare in basso. Allungo il braccio verso la finestra che si trova in alto. Appena tocco la superficie di mattone con una mano, esulto internamente.
Aggiunta l'altra mano, mi do un'ultima spinta e mi trovo in un bagno abbastanza piccolo ma messo bene.
Esco da lì e cerco l'interruttore della luce del corridoio. Tasto le pareti trovando quello che cercavo.
Cammino verso la stanza di fronte. Vedo un letto sfatto e vestiti ovunque. Un armadio è posto sul muro e mi avvio verso il comodino posto vicino al letto.
Apro il mobile e vedo dei preservativi, lubrificante e delle strane pillole.
Oddio, fa' che non sia droga.
Apro il secondo cassetto e trovo dei pacchetti di sigarette e il porta cenere. Sbuffo irritato.
Esco dalla stanza e vado verso l'ultima porta che non avevo ancora aperto.
Una scrivania enorme, una tastiera e un microfono sono le cose che vedo.
Ma quello che mi incuriosisce è il quaderno rovinato poggiato disordinatamente vicino a delle penne.
Mi avvicino vedendo la mia mano tremare appena tocco la copertina, lo prendo tra le braccia e mi scendo le scale per poi aprire la finestra del piano inferiore e saltare fuori.
Metto il libro sotto la mia felpa e corro.
Non mi fermo finché arrivo davanti a casa mia.
Sento il respiro pesante, la mia testa pulsare e la gola secca.
Entro nella mia abitazione rabbrividendo, chiudendo la porta della mia stanza, poggiandomi al muro, esausto.