Yoongi's Pov
Prendo un sorso caldo del caffè scuro e guardo i due ragazzi sorridersi con amore.
Ammetto che i miei due amici sono una delle coppie più unite e legate di sempre. Stanno anche bene insieme, in effetti.
La mia ultima 'relazione' risale a qualche anno fa'. Lei, era una bellissima ragazza, intelligente e sapeva tutto di me. Era una ragazza troppo perfetta per essere vera.
Ho infatti, sempre pensato che lei fosse un angelo sceso giù dal cielo e così come era venuta, se ne andò, lasciandomi solo.
Era sera tarda quando avevo ricevuto una chiamata dal suo cellulare. Risposi abbastanza preoccupato perché non era da lei chiamare a quell'ora.
Un uomo mi spiegò velocemente che avevano trovato una ragazza morta sul ciglio della strada. Il battito del mio cuore si fermò quando il signore disse che il telefono era l'unica cosa che avevano trovato addosso alla vittima e il mio numero era il primo sulla lista dei suoi contatti.
Urlai quella notte, tantissimo, spaccai tutto quello che trovai davanti a me fino a vedere il mio stesso sangue sul pavimento di casa mia.
Non mi ero mai sentito così vuoto ed esausto.
Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime e una mano poggiarsi sulla mia spalla.
"Yoongi..." Jin mi prese tra le braccia, capendo il perché del improvviso cambiamento di umore.
Le lacrime scesero da sole. E io, odiavo piangere. Lo odiavo. Mi faceva sentire debole. E io sarò qualunque cosa ma non debole. Ho smesso di provare qualcosa da quel momento, da quella chiamata. Da quel giorno io non sono più lo stesso Min Yoongi. E non lo sarò mai.
Sento la mano confortante del ragazzo di Namjoon, asciugarmi le lacrime e facendomi appoggio il viso nel incavo del suo collo.
"Non preoccuparti, noi siamo sempre qua." Mormora Joonie lanciandomi un'occhiata dolce.
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"Suga!" Urla Jin dal piano inferiore.
"Cosa c'è, Eomma?" Domando scendendo dal bagno.
"Hai di nuovo lasciato la finestra della cucina aperta, idiota!" Risponde mentre mette qualcosa sui fornelli.
"Uh... Pensavo di averla chiusa." Dico confuso.
"Si, come no." Borbotta senza girarsi.
Alzo le spalle e mi avvio verso il divano appoggiandomi allo schienale. Prendo il telecomando dal tavolino e apro la televisione mentre aspetto la mia cena pronta.
Sento il cellulare squillare e lo prendo velocemente, vedo il nome 'Hoseok' sullo schermo e rispondo seccato.
"Cosa vuoi, ora?"
"Non scaldarti, voglio solo avvisarti del fatto che Jimin ha in mente qualcosa che non ti piacerà per niente."
Mi acciglio, non capendo.
"Cosa?"
"Oh, non lo so, ma era parecchio arrabbiato."
"Non dirmi, Hoseok, cosa potrebbe fare quel piccolo nerd?"
"Non è un piccolo nerd, coglione. È più intelligente di quel che pensi. Sento che succederà qualcosa di brutto."
"Calmati, so tenerlo a bada, non succederà nulla."
"Mh, non esserne tanto convinto."
Chiudo la chiamata alzando gli occhi al cielo.
"Jin! Ho fame!" Esclamo facendolo imprecare.
"Yoongi, smettila di urlare. Sono nella stanza accanto."
"Muoviti." Dico facendo un tono abbastanza drammatico.
"È quasi pronto." Risponde pazientemente.
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Cammino lentamente, strisciando i piedi, verso la classe di matematica.
Jin a quanto pare mi aveva abbandonato a casa dopo che mi ero addormentato e aveva impostato cinque sveglie che erano suonate tutta mattinata facendomi irritare e alla fine mi alzai lanciando il telefono contro il muro.
Quando realizzai quello che avevo fatto, controllai lo schermo più volte per vedere se c'erano graffi. Non ne trovai e sorrisi, soddisfatto.
Mi ero fatto una doccia veloce e forse, avevo sprecato troppo tempo a cercare una maglia decente e dei jeans da tutto il casino che si trovava nella mia stanza.
Ed eccomi a scuola, in ritardo, di nuovo. Non lo faccio di proposito, davvero.
Apro la porta della classe senza bussare e vado a sedermi su un posto vuoto vedendo che nessuno mi sta guardando.
Tutti sembravano ignorarmi. Non ci faccio caso e mi metto comodo poggiando la testa sul banco, esausto. Chiudo gli occhi, rilassandomi completamente.
"Oi, Suga." Mi giro verso la voce che proveniva dal banco accanto al mio.
"Choi?" Domando aprendo solo un occhio.
"Si, capitano. Che facciamo oggi?" Chiede riferendosi agli allenamenti.
"Corsa per dieci minuti, addominali e stretching." Borbotto guardandolo fare una smorfia contrariata.
"Ma... Non possiamo solo giocare?" Domanda facendo un broncio.
Scuoto la testa e mormoro: "No."
Choi mi guarda facendo un sospiro rassegnato e si appoggia alla sua mano.
"Trev? Quando torna?" Chiedo dopo un po'.
"Non so, non si fa più sentire." Dice lui, tristemente.
"Non voglio perdere un giocatore. Non voglio fare un'audizione che durerà cinque ore intere solo per trovare qualcuno che sa giocare." Sbuffo sentendo l'immagine del giorno in cui avevo dovuto guardare 120 studenti per poi scegliere i migliori, espandersi nella mia mente.
No, grazie. Non lo farò mai più.
"Ti unisci a pranzo?" Domanda il ragazzo, annoiato puntando lo sguardo sul libro davanti a sé.
"Probabile." Dico sbadigliando a bocca aperta.
"Hai studiato per la verifica che abbiamo questo pomeriggio?" Bisbiglia Choi attirando la mia attenzione.
Apro gli occhi all'improvviso e mi metto dritto, deglutendo.
"Verifica? Di cosa?" Esclamo allarmato.
Lui ride alla mia espressione per poi dire 'inglese'.
"Oddio. No. Il preside mi farà saltare la partita." Mi ripeto sentendo l'ansia assalirmi.
"Vieni con me in biblioteca a pranzo, ti aiuto." Sussurra il ragazzo accanto a me, sorridendo.
"Grazie, Choi, se prendo una C, il 99% della mia eredità è tua, davvero."
"Non preoccuparti, gli amici servono per questo." Mi rassicura lui, dandomi una pacca amichevole sulla spalla.
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Entro nella vasta stanza, l'odore di legno e carta invade le mie narici, facendomi fare una smorfia. È passato tanto dall'ultima volta che sono entrato qui, in realtà.
Choi mi accompagna ad un tavolo vuoto e appoggia i libri sul banco, sedendosi.
"Allora... Cominciamo con le poesie che la prof ci aveva assegnato. Le sai?"
Scuoto la testa.
"Okay, io te le leggo e ti spiego la parafrasi, va bene?"
Annuisco facendo un sorriso poco convinto.
Lui comincia a dire frasi che non hanno senso e io cerco di concentrarmi.
Non possiamo studiare cose in italiano? Perché mai dovremmo fare parafrasi in inglese?
Mi guardo intorno, notando pel di carota, seduto che legge qualcosa da un quaderno. Mi acciglio guardando la copertina dalla distanza e cercando di capire perché mi sembra famigliare.
No, non può essere.
Mi irrigidisco pensando alle parole di Hoseok della sera prima. Mi alzo di scatto facendo cadere la sedia e attirando l'attenzione di tutti.
Jimin mi lancia un'occhiata stupita e poi guarda il quaderno in mano, spalancando gli occhi. Fa una faccia abbastanza terrorizzata e scappa fuori.
"Sei morto se ti prendo, Park!" Urlo prima di seguirlo.
Lo vedo scendere le scale, velocemente, lanciandomi un'occhiata.
"Ti ammazzo, ti ammazzo!" Grido vedendolo mischiarsi negli studenti, fancendomi ringhiare mentre cerco di passare fra la massa.
Vedo il suo amico biondino seguirlo con lo sguardo, preoccupato.
Si mette in di fronte a me, facendomi perdere di vista il moccioso.
"Yoongi, cos'è successo?" Mormora Taehyung cercando di fermarmi.
"Togliti di mezzo, Kim." Lo sposto, facendolo cadere e mi guardo intorno, vedendo tutti i studenti scioccati fissarmi.
"Da che parte è andato?" Chiedo ad un ragazzo sollevandolo dal colletto.
"Non lo so, non l'ho visto." Sussurra il moro spaventato.
Lo lascio e continuo a cammire, sentendo la rabbia accecarmi.
Come si è permesso? Come ha fatto ad arrivare al mio prezioso quaderno?
Non posso essermi sbagliato. Se non fosse mio, lui non sarebbe mai scappato terrorizzato. Non voglio crederci, lì dentro ci sono cose importantissime, come si è permesso? Come?
Stringo i pugni entrando nel bagno maschile. Guardo le varie cabine e non vedo nessuno.
Lancio un'occhiata allo specchio vedendo il mio viso accaldato e la mia espressione furiosa. Tiro un pugno potente, sentendo i pezzi di vetro spaccarsi e il sangue colare dalle mie nocche.
Sei un uomo morto, Park Jimin.