10 - Raziel Isaak

1007 Words
Tornai a Londra galvanizzato e con tante nuove notizie. Avrei avvertito Sapphire di tutte le novità che avevo scoperto. Tornato a casa ripresi i contatti con tutti. Avevo promesso a Sapphire finito il Santa Maria che avrei mantenuto i contatti con Joel e Gellert e lo feci. Mandai un messaggio a tutti dicendo loro di essere tornato a Londra. La riposta arrivò a breve. “Com’era Parigi?” Scrisse Joel. “Ci andrò andrò io un giorno.” “Hai trovato qualcosa o è staro solo un viaggio educativo ai fini scolastici?” Chiese Gellert. “Dopo le lezioni ti chiamo. Ho una cosa urgente da dirti.” Mi rispose invece Giaele. Sospirai. Doveva sapere che alle superiori avrebbe dovuto studiare anziché perdere tempo al telefono. Quando mi chiamò infatti glielo dissi. “Bambina dovresti studiare.” “Ho ricevuto una lettera da parte di Chamael.” Ebbe tutta la mia attenzione. “Sono sconvolta in realtà.” “Cosa dice? Dove si trova?” Chiesi. “La lettera era senza mittente e indirizzo. Dice che sua madre lo accusa di aver violentata la sorella e per questo motivo lo hanno rinchiuso in un monastero, che non sa dove si trova.” “Sai vero che non abuserebbe mai di nessuno?” Dissi incredulo a Giaele. “Ma si è ancora un ingenuo sotto questo punto di vista. Mica come noi.” Mi rispose. “Hai sedici anni Giaele, saresti anche tu piccola.” “Mai quanto lui. Comunque appena ho notizie ti faccio sapere Raz.” Mi disse. “Adesso devo andare, ho un appuntamento.” “Ciao e grazie.” Le dissi attaccando. Era ora! Dovevo chiamare Sapphire. Prima di iniziare il secondo anno di accademia incontrai la zia Saffi e le raccontai tutto ciò che c’era da sapere su Chamael. Le dissi di sua madre e di come l’aveva descritta Martin. Poi gli raccontai della telefonata di Giaele. Il racconto della mia amica aveva dell’incredibile, anche perché conoscendo Chamael il solo pensiero che abusasse di qualcuno, in qualsiasi modo, sembrava strano. “A quanto pare ciò che ha detto il professor Martin sulla madre di Chamael è vero. Durante tutti questi anni Lynn non si è mai fatta sentire o informata sul figlio, neanche a scuola.” Confermò “Io avevo l’affidamento completo di Chamael, andava dai genitori solo per incontrare la sorella. Ho sbagliato ad avere fiducia in quella famiglia.” “Lui ha sempre parlato bene di sua sorella. So che le voleva bene. Però non sarebbe mai adricsof a toccarla e violarla.” Affermai deciso “Lo credo anche io. Non ricordo come si chiami lei, anche quando si è avvicinata, non si è presentata.” Annuì. Ricordo cosa mi aveva detto Sapphire quando l’aveva conosciuta dicendole di Chamael, era tranquilla. “Lo cercherò in tutti i collegi e i monasteri tedeschi. Ora che abbiamo un’altra traccia voglio sfruttarla.” Dissi. “Ricorda che hai l’accademia.” “Mi farò assegnare ad un ristorante tedesco dal rettore per lo stage invernale.” Dissi, avevo già pensare a tutto e il professore aveva molto apprezzato il mio lavoro in Francia quando gli avevo portato le referenze del locale. Scoprire che io ero uno studente multilingue lo sorprese ancora di più. “Allora va bene.” Mi disse Sapphire. “Io intanto passerò le informazioni della madre di Chamael al detective.” Mi disse. Attesi quindi trepidante che ci assegnassero ai nuovi stage. La scuola militava i migliori collaboratori esterni in tutta Europa. Non sapeva se tra questi potesse esserci anche la mamma di Chamael , anche se con ciò che sapevo non l’avrei mai ritenuta un buon chef. Fui assegnato ad uno pluristellato ad Amburgo. Quell’anno non avrei festeggiato il Natale fuori casa, col dispiacere di mia madre. Come promesso a Sapphire iniziai a visitare tutti i monasteri e i conventi della zona. Quando il ristorante era chiuso mi allungavo più lontano. Ahimè le mie ricerche però non andavano mai a buon fine. Quando il mio stage finì, prima di partire mi confrontai con il detective che mi disse avrebbe finito di controllare nei monasteri tedeschi tornai a Londra. Gli anni dell’accademia trascorsero così. Tra corsi a Londra e stage in paesi confinanti con la Germania. Feci stage nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Austria. I risultati per quanto riguardavano le ricerche furono inesistenti. A livello culturale invece stavo apprendendo tanto, materie prime che fino a quel momento non avevo considerato, stavano diventando protagonisti dei miei piatti. Al mio penultimo anno in accademia, quando mi fu assegnato un team con gruppo di matricole la mia routine cambiò! Come un uragano entrò nella mia vita Patricia O'Malley. Una ragazza irlandese al secondo anno che frequentava pasticceria. Era stupenda e unica nel suo genere. I capelli fulvi erano la testimonianza della sua energia e della fantasia sempre viva. I riccioli tenuti corti le arrivavano sotto l'orecchio. Gli occhi erano straordinari! Verdi chiari come un prato primaverile, splendenti e vivaci. Probabilmente erano stai quelli a incantarmi, o il viso sempre sorridente, o ancora le lentiggini che sembravano cosparse ovunque. Era meravigliosa. Il corpo seppur minuto era magro e scattante, con curve piccole e ben modellate. Le sue mani infine erano incantevoli, adoravo vederla lavorare. Erano veloci e lavoravano in modo naturale, che fosse un impasto o una crema. Lei rivoluzionò la mia cucina, indirizzandomi a cucinare non solo per me stesso, ma per tutto il team. "Chef, dovrebbe comunicare di più con la sua squadra." Mi disse con la sua voce squillante. "Comunico." Risposi. "Vi dico sempre cosa fare e se avete bisogno di consigli ve li do sempre. Inoltre avete un sous chef molto competente." Lei rise sempre con il tono divertito continuò. "Come si chiama il tuo sous chef?" Mi chiese. La fissai divertito. "Isabelle Sullivan, viene dal Galles ed è la migliore della nostra classe." Ancora rise. "Credevo fossi tu il migliore, sei il nostro chef." La fissai! Impertinente che era, ahimè era anche bellissima e non riuscii a non risponderle.
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