6 - Raziel Isaak

1413 Words
Tornai al Santa Maria sempre con la stessa sensazione di settembre, sollevato. Ripresi le mie lezioni e le mie amicizie e continuai seguendo il mio cammino. Quando il referente di classe ci presentò i test attitudinali per l’indirizzo alle scuole superiore per la prima volta provai paura. Dalla mia scelta dipendeva il mio futuro. Cosa avrei fatto da grande? Volevo fare il cuoco, ma i miei genitori erano in disaccordo tra di loro, una dei tanti in realtà poiché il divorzio sembrava imminente. Forse se non avessi voluto andare alla scuola di cucina non mi sarei mai sentito in colpa. Chi lo poteva sapere? “Keller Raziel.” Mi chiamò il professore. Sollevai la testa per prendere il foglio con il mio test. Ma il professore scosse il capo. “Tu hai incontro con la preside.” Mi disse. “Aspettami fuori che finisco di fornire i test e ti accompagno.” Il preside? Sorpreso mi alzai uscendo dalla classe. Perché ero stato chiamato dalla dirigente? Il mio cervello iniziò a fare mille pensieri. Cosa era successo? Centrava Chamael? No, certo che no. Non avevo fatto il test. Così quando il professore uscì ne fui sollevato. “Come mai il preside?” Chiesi schietto. “Incontra tutti coloro che proseguono qui al Santa Maria il percorso delle scuole superiori.” Mi disse. Il percorso alla scuola superiore lì? Ma io non avevo deciso nulla. Una volta di fronte la dirigente mi sentii sotto esame. “Siediti Raziel.” Mi disse. Obbedii ovviamente soggiogato. “Buongiorno professoressa.” “Non essere spaventato caro. Dunque… continuerai in questa scuola. Tua madre vorrebbe che tu ti diplomassi nelle materie tecniche, anche per poter seguire un giorno i corsi universitari di finanza. Giusto?” Annuii! Quindi era così che sarebbe andata. “Bene Raziel. È anche vero che tuo padre reputa tu sia ancora giovane per prendere una decisione così importante. Per cui seguirai un corso aggiuntivo nei pomeriggi dei giorni dispari, con chef selezionati appositamente.” Corsi aggiuntivi con degli chef selezionati? Non compresi “Tuo padre esige che i corsi siano effettuati con chef competente. Hai tre anni di tempo e gli chef non saranno sempre disponibili. Per ora stiamo selezionando tra la Francia l’Italia, come richiesto.” Mi spiegò. “Per settembre riusciremo a trovali, Jerome ti seguirà per le lezioni di teoria in assenza degli chef. Dice che sei molto bravo e che lui stesso non ha altro da insegnarti.” Annuii. “Mi ha insegnato tanto, adesso mi lascia cucinare ciò che voglio.” Spiegai. “Sarà il tuo relatore una volta che inizierai le superiore. Un’altra precisazione che ho fatto anche al signor Davis. L’anno prossimo molti di voi lasceranno il Santa Maria, quindi sicuramente le vostre due classi saranno incorporate. “ “Una sola classe? Anche Joel resterà qui?” Chiesi curioso. “Lui e il signor Keller Gellert.” Mi disse. Sorrisi. “Non perderò molto quindi.” Ammisi. “Grazie mille professoressa, per tutto.” Le dissi. “Nulla di che Raziel. Sei uno studente eccellente, proprio come i tuoi fratelli. È un onore per noi essere partecipi dei suoi successi avvenire.” Non l’avrei mai ringraziata abbastanza. La dirigente aveva trovato una soluzione al mio dilemma, avrei continuato gli studi tecnici, ma avrei anche potuto continuare a studiare la cucina. La dirigente o mio padre come ci aveva tenuto a precisare e più volte la preside. Mio padre si intrometteva continuamente nella mia vita e nel farlo trovava sempre le soluzioni migliori. Volevo ringraziarlo, ma così avrei ammesso che mamma non mi rendeva felice. Non potevo farlo. Dopo aver lasciato la preside raggiunsi Chamael, volevo dargli la bella notizia. Saremo rimasti insieme fino alla sua licenza media. Chamael ne fu molto contento e io con lui. Così trascorsero i successivi quattro anni. Al compimento del mio diciottesimo anno i miei genitori divorziarono e papà mi presentò Giaelle, la figlia che aveva avuto da una relazione durante quegli anni. La accettai di buon grado, tuttavia come dissi a papà avrei preferito conoscerla da bambino. “Mi sentivo solo. Molto solo e desideravo tanto un fratello o una sorella.” Gli rivelai. Lui assentì. “Mi dispiace. Tua madre non è riuscita ad avere altri figli.” Mi spiegò. Scossi la testa e alzai la mano. “Ti prego basta bugie.” Gli dissi. Al che mi fissò stupito, sospirò e mi sorrise. “Molly è sterile. Lo scoprimmo poco dopo il nostro matrimonio… avventato lo ammetto.” Raccontò. “Io ero un uomo di trentacinque anni e tua madre voleva arrivare vergine al matrimonio, per questo affrettammo i tempi. Capitasti per caso, tua madre aveva altri progetti e ti lasciò a noi. All’epoca ancora non sapevamo che Molly era sterile, lo scoprimmo dopo.” “Per questo nessun fratello.” Affermai. “Comunque l’ho capito anni fa che non ero vostro figlio.” Gli dissi. “Grazie di tutto, sei stato un buon padre.” Così conclusi l’argomento. Non volevo chiedergli altro, sapevo, avevo capito che i miei genitori mi avevano abbandonato. Tornai al collegio iniziano a prepararmi per gli esami di fine anno. Avrei conseguito il diploma poi mi sarei preso del tempo per capire se dovevo o meno accettare l’iscrizione alla Westminster academy. Quell’anno durante le vacanze estive parlai a Chamael delle mie intenzioni. “Ci vedremo sempre durante le vacanze invernali, pasquali ed estive.” Gli dissi. “Io non so ancora cosa farò dopo le medie, mi aiuterai a scegliere Raz?” Mi chiese con la sua dolcezza. “Certo che ti aiuterò. A Natale, dopo che avrai fatto tutti gli orientamenti ne parliamo.” Gli dissi. “Devo andare a trovare la mia famiglia tra qualche giorno. Ma a settembre prima di riprendere scuola ti chiamo.” Mi disse “A settembre sarò partito. Mi prendo un anno sabbatico e potrei studiare le culture culinarie delle altre etnie.” “Hai già un’idea di dove andare?” Mi chiese. Al che annuii. “Ho studiato giapponese da autodidatta. Vorrei andare lì, sono sempre stato affascinato da quel paese.” Gli rivelai. Lui si illuminò. “Il Giappone è un paese pieno di cultura. Promettimi che quando mi diplomo ci torneremo insieme Raz.” “Andremo lì e anche in altri posti nuovi Chamael. Te lo prometto.” Gli dissi. Era una promessa che ci tenevo a mantenere. Forse proprio per questo quando partì due giorni dopo ripensai al mio viaggio. Era forse il caso di aspettare Chamael per andare in Giappone? In fondo lui era avanti di due anni, quindi al diploma gliene mancavano altri due. Pensieroso quell’estate per la prima volta la trascorsi con papà e Giselle. Era una ragazza molto graziosa. Aveva i colori di papà, bionda e occhi azzurri, ma la delicatezza del corpo e l’area eterea non le appartenevano. Giselle aveva dodici anno, probabilmente se fosse arrivata prima avrei legato molto con lei. Ma col senno di poi, era troppo tardi. Mantenemmo giusto i convenevoli, lei era imbarazzata a trovarsi di fronte un fratello ormai uomo ed io abituato a trattare con le ragazzine in modo sciolto mi sentii soffocare dalla sua aura eterea. Quando vidi la mamma, prima di partire per il Giappone dovetti sorbirmi poi la sua paternale, poiché papà teneva Giselle lontana da lei e gliela presentava neanche. “Giustamente siete divorziati e lei non c’entra nulla con te.” Le ricordai. “Abbiamo divorziato a gennaio Isaak. Tua sorella ha dodici anni.” Mi disse. “Quindi sono più di dodici anni che eravate separati.” Le dissi senza farmi più scrupoli. “Se era per me potevate divorziare già all’ epoca. Non avreste dovuto farvi del male.” “Non è come pensi.” Disse mamma. “Senti… vi sentivo discutere e so che papà andava via la sera appena mi mettevo a letto. Non offendere la mia intelligenza, ti prego.” Chiusi l’argomento. “Adesso vado, salutami tutti.” La salutai. Partii senza voltarmi indietro, finalmente potevo essere libero da lei e da tutte le sue oppressioni. Avevo bisogno di quella libertà. Così mi imbarcai sull’aereo per l’oriente senza sentirmi in colpa. La mia direzione era la Cina. Il Giappone lo avrei visto con calma insieme a Chamael, potevo aspettare altri due anni. Una volta sull’aereo gli mandai un messaggio: sto partendo per la Cina. Ti aspetto per andare in Giappone. Buon inizio anno scolastico. Dopodiché spensi il cellulare in vista del volo.
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