Nota del curatore
Nota del curatore
In parte farsa, in parte tragedia, in parte distopia, di sicuro It Can't Happen Here è un unicum nella produzione letteraria di Sinclair Lewis, eppure estremamente coerente con la sua poetica.
Scritto in un paio di mesi nel 1935 – 5 anni dopo aver vinto, primo statunitense, il premio Nobel per la Letteratura – il romanzo che avete tra le mani assolve ancora oggi il compito di "cautionary tale" per cui era stato scritto.
Cominciamo dal contesto: negli Stati Uniti si sta per concludere il primo mandato di Franklin D. Roosevelt, il New Deal è avviato e, nonostante i primi segnali di ripresa dopo la Grande Depressione, la situazione è ancora critica, con grandi tagli alle spese e contestuale aumento delle tasse. Nel frattempo, da due anni Adolf Hitler è cancelliere tedesco, e non solo il mondo deve ancora conoscere le nefandezze del suo regime, ma in America (come anche in Inghilterra) il Fuhrer ha i suoi estimatori, tanto che di lì a pochi anni si terrà una riunione di filonazisti al Madison Square Garden.
Lewis vede in anticipo quello a cui porterà il nazifascismo, e teme quello che potrà accadere negli USA alle elezioni del 1936: e i segnali ci sono tutti, dal populismo promulgato da magnati della stampa come William Randolph Hearst e beniamini della radio come padre Charles Coughlin, ai programmi di politici come Huey Long, governatore della Louisiana che annunciò di volersi candidare contro Roosevelt. Proprio Long fu il modello per Berzelius Windrip, il presidente-dittatore di Qui non può succedere, e fu proprio per esorcizzare il possibile successo di Long che Sinclair scrisse di getto il romanzo, tra maggio e agosto del 1935. D'altro canto nel 1931 la moglie di Sinclair, la giornalista Dorothy Thompson, aveva intervistato Hitler, traendone un'impressione di "profonda insignificanza", la stessa che Long ispirò all'autore: il parallelismo tra i due venne naturale.
Long fu ucciso a settembre dello stesso anno, mentre il romanzo veniva dato alle stampe, e il suo movimento perse presto consensi, ma Qui non può succedere rimane un mirabile esempio di preveggenza, anticipando quel che si sarebbe visto in Germania con il nazismo (campi di concentramento, persecuzioni razziali) e che in quel momento era arduo prevedere.
Il lettore di oggi potrebbe meravigliarsi della scelta di Lewis di rendere Windrip un Democratico. Non c'è in realtà da stupirsi: non solo Long era egli stesso un Democratico, ma per lungo tempo sono stati i Repubblicani americani ad avere la palma di "moderati" (nel senso attuale della parola) e di difensori dei diritti, mentre la linea politica dei Dem variava sensibilmente in base alle coordinate geografiche. Long era democrarico, e lo era il governatore del Mississippi Ted Bilbo – più volte citato da Lewis – che era un noto suprematista bianco e membro del KuKlux Klan. Al contrario, era Repubblicano Abraham Lincoln, così come lo era Theodore Roosevelt.
Fu solo con F. D. Roosevelt che le cose cominciarono a cambiare e i Democratici iniziarono una trasformazione durata decenni, mentre mutamento opposto è avvenuto, specie nel secondo dopoguerra, nel partito Repubblicano. Non c'è quindi da stupirsi, anche se può apparire strano ai nostri occhi, che Windrip sia Democratico – come d'altronde lo è il protagonista del romanzo, il giornalista liberale Doremus Jessup – mentre il pacioso Trowbridge, suo antagonista, è Repubblicano.
Cercando di rispettare l'integrità dell'opera e renderla al tempo stesso accessibile al lettore italiano di oggi, abbiamo scelto di mantenere tutti i riferimenti socio-culturali relativi all'America di quegli anni, fornendo laddove necessario note esplicative per una miglior comprensione del testo.