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Misteriosi Lasciti e Oscuri Doni

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Tahar Mehenni, orfano fin dall"infanzia e principe degli stregoni, non è più lo stesso dalla morte della sorella Zora. Gli ultimi dodici anni per lui sono stati una vera e propria agonia, e non solo a causa dell"inevitabile dolore dovuto alla perdita di tutti i suoi cari, ma anche per via del vuoto senza nome che percepisce nel profondo e di cui non riesce a liberarsi. Nonostante il tempo lo abbia aiutato a elaborare il lutto, avverte l"inspiegabile mancanza di qualcosa di indefinito. Quando il re suo zio lo incarica di indagare sulla natura di un sortilegio scagliato ai danni di una piccola cittadina del Nord Italia, Tahar accetta quasi per inerzia. Ancora non sa che tra le vette innevate di quelle montagne si celano segreti di vecchia data e, ad attenderlo lì, c"è il destino a cui finora si è sottratto senza saperlo, più complesso e pericoloso di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

DICONO DELLA NOVELLA:

“Con questo urban fantasy e la sua scrittura raffinata e introspettiva, Giulia Anna Gallo contribuisce a scardinare il pregiudizio che ritiene ingiustamente il fantasy letteratura di serie B. Un libro da non perdere.”

(LADIESMILE)

“Un libro che, inutile dirlo, mi ha tenuto incollata alle pagine fino al finale che... Insomma: DA LEGGERE! Se non avete ancora recuperato il precedente, vi consiglio di farlo e leggerli entrambi.”

(VIAGGIATRICE PIGRA)

“La trama è intrigante, ma la cosa che ho apprezzato maggiormente è la costruzione dei personaggi: sono profondi, hanno molte sfaccettature e una complessità psichica molto realistica.”

(NON SERVONO LE ALI PER VOLARE)

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PROLOGO – SULL’ORLO DEL BARATRO
PROLOGO – SULL’ORLO DEL BARATRO Riesce difficile descrivere una sofferenza che, pur sembran­do fisica, ha radici profonde quanto sconosciute, si annida nell’anima e la ferisce. Non si limita a lacerarla, bensì la infetta, conducendola a una morte lenta al punto da risultare quasi senza fine. Si tratta di un dolore che uccide giorno dopo giorno, acuto eppure cronico al medesimo tempo. Ti devasta e ti rapisce, ren­dendoti l’ombra di te stesso, una creatura patetica e derelitta. Ma la cosa peggiore è che non sai da dove provenga. Ti svegli una mattina e ti scopri sconfitto senza avere avuto il tempo di condurre alcuna battaglia. In un primo momento pensi di sapere cosa abbia causato la tua pena, però le stagioni si sus­seguono implacabili e, se la ferita fosse stata inferta dall’arma che supponi e che a questo punto – tuo malgrado – ben co­nosci, ormai saresti guarito. Invece la piaga resta aperta, lungi dall’accennare a unirsi alla tua collezione di cicatrici. Capisci quindi di non averla mai identificata, non importa che siano trascorsi anni e possiate quasi con­siderarvi vecchi amici. È la tua crudele compagna, un fardello da cui non ti puoi emancipare. Se solo riuscissi a esaminarla da vicino, a decifrar­ne il mistero, forse troveresti pace e ti arrenderesti alla sua su­premazia, ma ogni volta che cerchi di scrutarla con minuzia essa ti sfugge e mantiene fuori dalla tua portata i suoi segreti. Celata dietro una maschera di inganni, ti deride e ti lascia a terra, in agonia. Non puoi sconfiggerla né ti è concesso il privi­legio di liberarti della vita e recidere così il vostro legame. Esisti per soffrire. Dopo tutto ciò che hai già sopportato, dopo aver perso ogni cosa, dopo essere rimasto solo, gli dèi ti im­pongono inclementi questa ulteriore tortura priva di vie di fuga. Una parte di te si ribella, non alla misteriosa fonte di tale perpetua afflizione, ma alla tua stessa persona. Ti si rivolta contro, negandoti l’unica alleanza su cui dovresti poter sempre contare. Il tuo nucleo più istintivo ti sprona con intensità irrazionale verso una meta invisibile e si infuria di fronte all’incapacità che dimostri nell’interpretare le sue direttive. Ti pervade un senti­mento di affanno, di tensione verso un oggetto sconosciuto. Sebbene sia assurdo, sebbene tu sappia che in realtà il pro­blema è la tua psiche in subbuglio, nutri in segreto la salda con­vinzione che ti sfugga qualcosa, un tassello indispensabile grazie al quale l’enigma ti si rivelerebbe con inquietante chia­rezza. Sai di aver smarrito il tuo cuore – insieme alla sanità mentale – in un luogo sicuro, che per qualche assurdo motivo non ricor­di di aver visitato. Oppure hanno ragione i tuoi parenti, sono nel giusto i pensieri che non esprimono ad alta voce ma trape­lano dai loro sguardi pietosi nei tuoi confronti. Nessuna entità maligna complotta ai tuoi danni, sei solamente pazzo.

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