PROLOGO – SULL’ORLO DEL BARATRO
Riesce difficile descrivere una sofferenza che, pur sembrando fisica, ha radici profonde quanto sconosciute, si annida nell’anima e la ferisce. Non si limita a lacerarla, bensì la infetta, conducendola a una morte lenta al punto da risultare quasi senza fine.
Si tratta di un dolore che uccide giorno dopo giorno, acuto eppure cronico al medesimo tempo. Ti devasta e ti rapisce, rendendoti l’ombra di te stesso, una creatura patetica e derelitta.
Ma la cosa peggiore è che non sai da dove provenga. Ti svegli una mattina e ti scopri sconfitto senza avere avuto il tempo di condurre alcuna battaglia. In un primo momento pensi di sapere cosa abbia causato la tua pena, però le stagioni si susseguono implacabili e, se la ferita fosse stata inferta dall’arma che supponi e che a questo punto – tuo malgrado – ben conosci, ormai saresti guarito. Invece la piaga resta aperta, lungi dall’accennare a unirsi alla tua collezione di cicatrici. Capisci quindi di non averla mai identificata, non importa che siano trascorsi anni e possiate quasi considerarvi vecchi amici.
È la tua crudele compagna, un fardello da cui non ti puoi emancipare. Se solo riuscissi a esaminarla da vicino, a decifrarne il mistero, forse troveresti pace e ti arrenderesti alla sua supremazia, ma ogni volta che cerchi di scrutarla con minuzia essa ti sfugge e mantiene fuori dalla tua portata i suoi segreti. Celata dietro una maschera di inganni, ti deride e ti lascia a terra, in agonia. Non puoi sconfiggerla né ti è concesso il privilegio di liberarti della vita e recidere così il vostro legame. Esisti per soffrire. Dopo tutto ciò che hai già sopportato, dopo aver perso ogni cosa, dopo essere rimasto solo, gli dèi ti impongono inclementi questa ulteriore tortura priva di vie di fuga.
Una parte di te si ribella, non alla misteriosa fonte di tale perpetua afflizione, ma alla tua stessa persona. Ti si rivolta contro, negandoti l’unica alleanza su cui dovresti poter sempre contare.
Il tuo nucleo più istintivo ti sprona con intensità irrazionale verso una meta invisibile e si infuria di fronte all’incapacità che dimostri nell’interpretare le sue direttive. Ti pervade un sentimento di affanno, di tensione verso un oggetto sconosciuto.
Sebbene sia assurdo, sebbene tu sappia che in realtà il problema è la tua psiche in subbuglio, nutri in segreto la salda convinzione che ti sfugga qualcosa, un tassello indispensabile grazie al quale l’enigma ti si rivelerebbe con inquietante chiarezza.
Sai di aver smarrito il tuo cuore – insieme alla sanità mentale – in un luogo sicuro, che per qualche assurdo motivo non ricordi di aver visitato. Oppure hanno ragione i tuoi parenti, sono nel giusto i pensieri che non esprimono ad alta voce ma trapelano dai loro sguardi pietosi nei tuoi confronti. Nessuna entità maligna complotta ai tuoi danni, sei solamente pazzo.