Capitolo 2

1775 Words
Capitolo 2 BROOKE Blackstone Island, Massachusetts Vivere su un’isola aveva i suoi vantaggi, ma l’ora di traghetto fino a Boston non era affatto uno di quelli. C’erano altri motivi per stare qui, però. Ottimi motivi, ricordai a me stessa stringendomi il cappotto addosso, per proteggermi dalla brezza fredda del mare in autunno. Mia nonna aveva bisogno di me, ora, e non c’era nulla che non avrei fatto per la donna che mi aveva accudita dall’età di quindici anni, dopo che mia madre e mio padre erano morti in un incidente. Non ricordavo granché di quel periodo. Dovevo aver bloccato i ricordi, a causa del terribile shock di essere rimasta del tutto sola e senza radici. Quello che ricordavo era che il resort turistico di altissimo livello, chiamato Blackstone Island, non avrebbe potuto essere più diverso dal posto che avevo chiamato casa fino a quel momento. Ero stata catapultata dai sobborghi di Londra a uno sputo di terra dell’America coloniale, separata dal continente dalla Baia del Massachusetts. Be’, almeno la lingua era la stessa. Più o meno. «Oh, ma che accento che hai.» No, tu sei quello che ha un accento, non io. «Sei australiana, vero?» No, sbagliato emisfero! «Ehi, Brooke, dimmi qualcosa col tuo accento inglese.» Qualcosa! Avevo sentito tutte le battute possibili e mi avevano fatto tutte le domande immaginabili, ma non mi aveva dato fastidio. Sapevo che la gente era solo curiosa di sapere come fossi finita qui e cercava di essere amichevole. Una volta superato lo shock della mia condizione, avevo continuato i miei studi alla scuola superiore sull’isola e avevo frequentato l’università di Suffolk, dove avevo preso la laurea in arredamento d’interni. Non ne ero conscia a quel tempo, ma credo che quelli furono gli anni più belli. Poi, avevo incontrato una persona e commesso un terribile errore. Ero stata costretta a lasciare la nonna sull’isola e ad andare a vivere a chilometri di distanza, a Los Angeles. Avevo sopportato con dolore il mio tremendo sbaglio per un anno e mezzo, poi era arrivato il giorno in cui non ero stata più costretta a farlo. Almeno non fisicamente. La sofferenza era ancora con me e probabilmente ci sarebbe sempre stata, ma ero decisa ad andare avanti con un atteggiamento positivo. E mi ero ripromessa di non lasciare che la parte nera del mio passato continuasse a farmi del male. Era il mio obiettivo e mi ero giurata di non mollare. Cinque mesi prima, avevo lasciato Los Angeles ed ero tornata a Boston per intraprendere il mio percorso verso una nuova vita. Nonna viveva ancora nella sua villetta sull’isola di Blackstone, in cui si era trasferita dall’Inghilterra, quando era una giovane sposa. Avevo sentito mille volte la gente del posto raccontare la storia di mio nonno che aveva portato a casa una ragazza inglese come moglie, quasi lei venisse da un altro pianeta. Io e mia nonna avevamo in comune la cittadinanza, entrambe nate britanniche, ma chiamavamo casa l’America. Vivevo negli USA da così tanto tempo che per me era davvero casa. «Un centesimo per i tuoi pensieri, signorina.» Mi voltai verso i due occhi azzurri luccicanti che mi guardavano dolci e sorridenti. Herman era un corteggiatore nato. Visto che aveva superato la settantina, e oltretutto era il sindaco di Blackstone Island, gliela lasciai passare. Si diceva possedesse gran parte delle proprietà dell’isola e che lui valesse milioni di dollari. Tuttavia, non sembrava. Viveva quella che pareva una vita modesta, in una casa piccola, ma con un’enorme e meravigliosa vista sull’oceano; probabilmente era quella che valeva i milioni che si vociferava avesse. Inoltre, era la persona più allegra che avessi mai incontrato. Mi salutava in modo sempre caloroso, e mi chiedeva sempre di nonna. A volte mi domandavo se non fosse un po’ innamorato di lei. «Buongiorno, sindaco. Cos’è che la porta fuori dell’isola, oggi?» gli domandai in modo scherzosamente formale, e anche un po’ curioso. Non lo avevo mai visto prima sul traghetto del mattino per Boston. «Consiglio di contea trimestrale in città.» Guardò verso la costa, con aria pensierosa. «Uno dei pochi motivi che mi fa mettere piede fuori dall’isola, se no non lo farei.» «Ah, non la biasimo. Anch’io sceglierei subito l’isola al posto di Boston.» «E perché non lo fai, allora?» mi chiese diretto. «Herman, lei è il sindaco, perciò sa bene che a Blackstone Island non ci sono studi di arredamento d’interni presso i quali trovare un impiego.» Si strofinò il mento, pensieroso, prima di ribattere: «Dovrò lavorarci, su questo aspetto. A ogni modo, tu non hai risposto alla mia domanda.» «Quale?» «Ti ho offerto un centesimo per i tuoi pensieri, ma a quanto pare hai alzato il prezzo.» Finse di rabbuiarsi. Quell’uomo poteva ancora flirtare come un campione e le sue fattezze attraenti non erano state cancellate dagli anni. Doveva essere stato un gran bel pezzo di ragazzo, che spezzava cuori a destra e a manca. Dovevo ricordarmi di chiedere a mia nonna del suo passato. «Per lei, è gratis.» Indicai col capo gli alberi che si alzavano maestosi lungo la scogliera e la spiaggia sabbiosa sottostante, mentre il traghetto girava intorno al corno dell’isola, verso la baia aperta. «Stavo pensando a quanto sono felice di essere tornata qui. Adoro questa vista.» Lui si mise ad ammirare la scena con me, per alcuni minuti. «Anche io sono contento che tu sia tornata. So che tua nonna è entusiasta.» Era un tremolio quello che avevo visto balenare nei suoi occhi blu scuro? Sapevo quale sarebbe stata la sua prossima domanda. «A proposito, come sta tua nonna, dopo l’operazione?» Il caro Herman Blackstone era preciso come un orologio svizzero, quando si trattava di lei. «Grazie per avermelo chiesto. Si sta riprendendo, ma, detto tra me e lei, non credo che fosse pronta a lasciare Blackwater, quando decisero di chiudere la casa. Amava il suo lavoro e ora credo che si annoi un po’.» C’erano altre cose che però evitai di dire perché non volevo offendere Herman in alcun modo, visto che era stata la sua famiglia ad assumere mia nonna quasi quarant’anni prima. Lei aveva gestito la tenuta di Blackwater per trentacinque anni, fin quando la casa era stata chiusa per sempre, due anni prima. Da allora, giaceva abbandonata lungo la scogliera ovest dell’isola. La famiglia non ci andava più. Avevo sentito dire che era il padre ad adorare quel posto, ma dopo la sua malattia, nessuno ci aveva messo più piede. «Sono cambiate tante cose mentre eri via.» «Come accade sempre» gli risposi con dolcezza, percependo la sua tristezza, ma non volendo ficcare il naso. «Sì, certo, ma ciò non significa che non si possa migliorare la situazione» disse. «E soprattutto, ricordarsi da dove si proviene.» Era chiaro che non fosse contento del fatto che la sua famiglia stesse piano piano mollando l’isola. Appoggiai una mano sul suo braccio. «Mi dispiace molto per la sua perdita, Herman. Nonna mi ha detto di suo fratello.» Avevo sentito che John William Blackstone era morto di cancro non molto tempo prima del mio ritorno, che era avvenuto da circa cinque mesi. «L’ho incontrato solo in una circostanza, quando la nonna mi portò a Blackwater la prima volta, ma so che è sempre stato un bravo datore di lavoro, e che Mrs Blackstone ha sempre avuto a cuore tutta la famiglia.» Era quasi vero. La nonna non aveva mai detto nulla contro di lei, ma non credevo nutrisse per quella donna la stessa stima che aveva per suo marito. Lei aveva smesso di venire sull’isola in vacanza anni prima, dopo che i figli erano diventati grandi. Immagino che non tutti potessero apprezzare la ricca bellezza dell’isola allo stesso modo. Herman si voltò verso di me e coprì la mia mano con la sua. «Anche a me dispiace per la tua perdita, Brooke. Tua nonna mi ha detto cos’è successo. Era preoccupata a morte per te, e credo che avesse bisogno... sì, bisogno di parlare con qualcuno della cosa in quel momento, o avrebbe perso la testa.» Avevo imparato che la premura poteva provocare in me un fiume di emozioni, del resto, non era la prima volta che mi accadeva. Le condoglianze sentite della mia amica Zoe avevano scatenato la stessa cosa, quando ci eravamo riviste la prima volta dopo il mio ritorno. Idem con Eduardo. Quando qualcuno mostrava di tenere a me, e lo esprimeva in modo gentile, quella stessa gentilezza aveva il potere di riportare a galla tutte quelle esperienze, speranze, sogni e ricordi, come se fosse successo il giorno prima. Anche quando credevo di averlo ormai sepolto in profondità, il dolore riaffiorava in superficie, coperto appena dal più fino dei fogli pronto a volare via col vento. I miei occhi si riempirono di lacrime prima che potessi fermarle. Mi arresi e le lasciai scorrere. A volte, ero debole e non riuscivo a non ricordare cosa avessi perso e... piangevo. «Oh, diamine, ti ho fatta piangere. Mi dispiace molto, Brooke» farfugliò Herman. Lo vedevo che era rimasto scioccato di fronte al mio crollo, pover’uomo. Lo sentivo dalla sua voce. Fantastico! Avevo appena spaventato un caro e anziano signore, e il giorno era appena iniziato. Avrei scommesso un milione di dollari che, nel momento stesso in cui avesse rimesso piede sull’isola, sarebbe andato dritto da mia nonna a raccontarle tutto. Allora sì, che si sarebbe preoccupata, e di certo non era quello di cui aveva bisogno, durante la riabilitazione dopo l’intervento al ginocchio. Io stavo bene, e nulla avrebbe cambiato il passato, qualsiasi cosa la gente mi avesse detto o no. L’intera esperienza del dolore era piuttosto un ciclo senza fine e terribilmente estenuante, e mi sarei volentieri ritirata dalla gara, se avessi potuto farlo. Scossi il capo e fissai il pavimento di legno sotto i miei piedi. «Non si preoccupi. A volte mi succede e... faccio così.» Con le nocche, mi asciugai una lacrima e feci un lungo, profondo sospiro per aiutare le mie emozioni a tornare a un livello funzionale normale. «Starò bene. Mi dispiace, Herman.» «Non ti scusare. Hai tutto il diritto di piangere» mi rimproverò con dolcezza. Poi, mi porse un fazzoletto bianco, immacolato. Lo accettai, grata, e lui mi cinse con un braccio tirandomi contro la sua spalla. La pelle morbida della sua giacca contro la mia guancia era come un cuscino. «Certo che starai bene, Brooke. Hai tutta la vita davanti e ti accadranno cose meravigliose, vedrai.» Restammo così, a guardare l’isola farsi sempre più piccola, finché virammo verso sud e sparì completamente dalla nostra vista. Sapevo che sul traghetto delle cinque e trenta, di ritorno dal lavoro, mi sarei trovata di nuovo in quel punto preciso nell’oceano, in trepidante attesa del momento in cui sarebbe riapparsa all’orizzonte, dopo la virata verso nord. Avrei tirato un sospiro di sollievo alla sua vista, e il mio cuore si sarebbe calmato. Era uno strano rituale, ma accadeva ogni volta che andavo e venivo da Blackstone Island. Tutte le volte che la lasciavo provavo dolore ma, quando tornavo, quell’immancabile brivido di piacere non me lo toglieva nessuno. La sicurezza dell’isola era un santuario per il mio cuore strapazzato. Mentre cercavo di ricompormi, dopo essermi goduta il mio momento zen con Herman, ripensai alle sue parole... riguardo alle cose meravigliose che mi sarebbero accadute. Volevo che fosse vero. Lo volevo tanto.
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