12° Aborti spontanei

459 Words
12° aborti spontanei «Pronto, mamma, che c’è?» «Alex, dove sei?» «A cena fuori.» «Fuori dove?» «A Milano, in un ristorante.» «Cosa mangi?» «Ancora niente, ho appena ordinato.» «E cosa hai chiesto?» «Mi tengo in regola, tranquilla.» «Ricordati la dieta, tesoro mio.» «Se vuoi metto le fotografie dei piatti su i********:, così puoi controllare.» «Dopo ci guardo.» «Non dicevo sul serio.» «E io non ho voglia di scherzare, Alex. Eri davvero inguardabile al torneo di tennis. Completamente fuori forma.» «Un chilo al massimo, mamma.» «Non avrei dovuto lasciarti andare a Formentera senza il personal trainer. Dovrai sgobbare parecchio per buttare giù quella pancia.» «Sono ancora in ferie, ti informo.» «Tu sarai in ferie, ma io no. E il mio compito è pensare a ciò che è meglio per te. Se ti presenti in ritiro in quelle condizioni, finirai dritto in panchina.» «Mi stancherò di meno.» «Ma se non giochi titolare, i tuoi fan te li scordi. E con loro ti scordi pure le ristampe del libro, il business delle magliette e tutti i tuoi sponsor. Già me li immagino al prossimo incontro, quando mi comunicheranno che per la nuova campagna preferirebbero un altro testimonial, un talento emergente, un ragazzo più giovane.» «Potresti sempre essere la manager di quello lì, anziché la mia.» «Per di più, tra un anno esatto ci saranno i Mondiali. Se alla tua età non ti convocano, puoi iniziare a considerarti un calciatore finito.» «Mi hai fatto passare l’appetito, contenta?» «Con chi sei adesso, tesoro mio?» «Amici.» «Tu non hai amici, Alex. Attiri solo sanguisughe.» «Ancora questa storia?» «Ti rinfresco la memoria, visto che ti fai fregare ogni volta.» «Non è il momento, mamma.» «Quella stronza da cui hai divorziato, prima di tutto. Pensavi fosse l’angelo del focolare, invece era il demonio del tribunale. Quanti assegni per gli alimenti le hai già staccato?» «Evidentemente è una a cui piace mangiare bene.» «E poi quell’altra, la spogliarellista.» «Faceva la ballerina.» «La ballerina sul cubo.» «Comunque non si spogliava.» «Non si sarà spogliata, ma ti stava lasciando in mutande.» «Mi aveva detto che prendeva la pillola.» «Meno male che si è presa anche quei duecentomila per buttare via tutto e sparire.» «È ancora lunga la lista, mamma?» «Stasera non andrai mica all’Hollywood?» «Di questo passo vado ad ammazzarmi.» «Fa’ come ti pare, Alex, basta che non bevi come un cretino. Guarda che lo vengo a sapere.» «Che fai? Mi spii?» «I paparazzi dovrebbero farti un monumento per quanto sei coglione. L’ultima volta che sei stato in discoteca ho trovato le tue foto sulla rivista che stavo leggendo dal parrucchiere.» «Ero venuto bene?» «Da schifo, Alex. Puzzavi di alcol dalle pagine. E queste sono scene che non piacciono alle multinazionali di articoli sportivi.» «Quelli non vanno dal tuo parrucchiere.» «Mi hai fatto perdere anche troppo tempo, tesoro mio. Devo chiamare il tuo procuratore.» «Di sabato sera?» «Mentre tu cazzeggi, qui si lavora per te. Ci sentiamo domani.» «Telefona sul tardi, però.» «…» «…» «Sei ancora lì, Alex?» «Dimmi.» «Circolano delle strane voci.» «Tutte stronzate, mamma. Non è successo niente con quel trans.» «Quale trans? Questa poi me la dovrai spiegare.» «Che voci, allora?» «Forse la società vuole cambiare allenatore.» «Dove l’hai sentito?» «Niente di ufficiale.» «Chi sarebbero i papabili?» «Tutto segreto. Ma ciò vuol dire solo una cosa, tesoro mio.» «Cosa?» «Che se finora hai sempre avuto il culo al caldo, con il tuo bel posto in squadra garantito, l’arrivo di un nuovo tecnico potrebbe cambiare la situazione. E a noi non piacerebbe per niente che la situazione cambiasse. Proprio per niente, tesoro mio.»
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