Il locale è pieno di gente ubriaca che ride e si diverte mentre io lavoro.
La mezzanotte è passata da più di due ore, quindi oggi è lunedì 9 Settembre e non penso ad altro che al luogo misterioso in cui mi porterà la mia sirena subito dopo aver finito il turno lavorativo.
Posiziono tre shot alcolici sul bancone per Chanel e le sue amiche di cui non ricordo bene i nomi. La ragazza dai capelli rossi non mi toglie gli occhi di dosso e sembra volermi mangiare con lo sguardo. Sono abituato ad essere guardato in questo modo, ma non voglio che ella si metta fra me e la sua amica provocatrice.
Più tardi, mentre lavoro al bancone, incrocio lo sguardo di Giada che lo distoglie subito dopo. Dobbiamo chiarire questa situazione imbarazzante creatasi dopo la sua strana richiesta di fare sesso.
- Sono circa sette ore che non parliamo. - le faccio notare.
- Complimenti, sai contare. Ora cosa vuoi?
Non mi ha mai risposto in questo modo così... Prepotente?
Non sono abituato e non mi piace essere trattato in questa maniera. - Non c'è bisogno di essere così...
- Così come? - strilla con tono arrogante.
Faccio un respiro profondo. - Così antipatica...
- Ah, ora sarei antipatica? Solo per come ho risposto al mio collega di lavoro dai ricci perfetti e gli occhi verdi?
Parla di me. - Gli stai urlando contro in questo momento.
- Io non ti devo niente. Ti ho abbracciato solo in un momento di debolezza. Io e te non siamo amici.
- Ah, non siamo amici? Allora perché mi hai mi hai parlato della tua passione per la scrittura? Non capisco perché vuoi tenerlo segreto dato che scrivi poesie e pensieri in maniera eccellente. - Le parole escono dalla mia bocca prima che io possa pensare a cosa ribattere. In fondo capisco perché vuole tenere segrete le sue opere, leggerle è come entrare nella sua anima.
Si porta un dito davanti alle labbra. - Shh. Vuoi abbassare la voce?! - bisbiglia.
- Ah. Ora sono io quello che deve abbassare la voce? Tu strilli dall'inizio di questa conversazione!
Sospira. - Nelle poesie che scrivo ci metto dentro tutto il mio dolore.
- Si percepisce fin dalle prime strofe. - commento.
- Già. E vuoi sapere la causa del mio dolore? Non è semplice essere una ragazza lesbica con una madre single la cui unica caratteristica è una mente chiusa.
Il tono della sua voce è colmo di dispiacere accompagnato dalla rabbia.
"Non si sente accettata per quello che è nel contesto familiare in cui vive" mi dice la vocina nella mia testa.
- M...Mi dispiace tanto. Ma questo non ti dà il diritto di essere aggressiva e sempre arrabbiata. Soprattutto con chi ti vuole bene.
Alza gli occhi al cielo. - Nessuno mi vuole bene, tutti sanno solo insultare una ragazza lesbica e non riescono a mettersi nei suoi panni.
- Capisco, le persone fanno schifo e tu utilizzi la parte aggressiva della tua personalità come corazza. Lo capisco. Ma, anche se forse non te ne rendi conto, ci sono molte persone che ti vogliono bene. Io per esempio.
Tommy si avvicina goffamente con una scopa in mano e degli stivali di gomma grigi.
"È tornato da una lunga pesca?" chiede la vocina ironicamente e trattengo una risata.
- Anche Tommy! - aggiungo scherzando.
Lei fa una breve risata.
- Ha riso? - mi bisbiglia Tommy. - Mi devo preoccupare?
- Ha Ha Ha... divertente... - commenta ironicamente Giada. - Tu piuttosto... Per quale diavolo di motivo indossi degli stivali di gomma?
- Tu. Non. Sai... Quanti siano i ragazzi che non sono in grado di prendere la mira, in bagno. - risponde Tommaso.
- Posso essere gentile con te. - mi informa Giada, - ma con lui proprio non ci riesco, sembra un idiota con quei così ai piedi in un locale! E poi si lamenta che le ragazze guardano te e non lui.
Cerco di guardarla con aria di rimprovero, ma scoppio in una risata.
Tommaso ci fa una smorfia. - Un idiota intelligente.
Io e Giada ci guardiamo per circa un secondo e, nuovamente, ridiamo fino a quando sento dolore agli addominali.
- Vi informo che domani tocca a qualcuno di voi due pulire i bagni e in quel momento riderò io. - dice Tommy con aria di superiorità allontanandosi ed io e Giada smettiamo di ridere pensando a ciò che ci aspetta domani.
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È una notte fresca e serena illuminata dalle luci suggestive di Roma.
Io e Chanel siamo fuori il locale e salutiamo le sue amiche che, fortunatamente, mi ricordano i loro nomi evitandomi una figuraccia.
Ludovica, dai capelli rossi, mi rivolge spesso occhiate e sorrisini che Chanel fulmina con lo sguardo.
"Allora sei gelosa, Miss Zigomi e Labbra carnose." Il pensiero fa nascere un sorrisino sul mio viso.
- Mi dispiace portarvela via, ma ho bisogno di lei - dico a Chiara, la bionda, e Ludovica.
Chiara sorride a Chanel. - Certo - mi risponde con aria divertita. - Ludo, dovremmo andare.
- Vi fermo un taxi - Fortunatamente un tassista guida proprio verso di noi. Alzo la mano, si ferma.
Chiara e Ludovica mi sorridono. La prima si accomoda, la seconda - che ha solo un piede all'interno dell'auto - mi tocca i bicipiti.
- Grazie, Dimitri. - sussurra cercando di avere un tono sensuale sorridendo e sbattendo le palpebre.
Faccio un sorriso forzato. - Di nulla.
Chanel le saluta agitando la mano mentre il taxi si allontana.
"Ora siamo soli"
- Allora... - dice.
- Allora... - scimmiotto.
- "Ho bisogno di lei." - Ripete le mie parole.
- Scema... - ridacchio.
- Questa è un'altra maniera di sedurmi, signor capelli ricci e sorriso ammaliante? - mi prende in giro. - Perché è un commento poco galante.
- Oh. - mi fingo dispiaciuto. - Mi perdoni, signorina dagli zigomi marcati e dai capelli setosi.
- Bisogna fare attenzione alle parole da usare durante un corteggiamento. - dice avvicinando nuovamente le sue labbra alle mie. - Le parole sono importanti. - sussurra.
"Corteggiamento"... La parola risuona nella mia mente come l'eco in un una grotta.
- Lei mi provoca, signorina. - dico diminuendo leggermente la distanza che separa le mie labbra dalle sue.
- Oh... e in che modo... la provoco, signore? - sussurra facendo scivolare le sue delicate mani dai miei pettorali fino al l'ombelico.
Ansimo.
- In questo modo... - rispondo facendo salire la mia mano dal suo ginocchio all'interno coscia.
Le sue mani scendono fino al mio pube, ma non si spinge più in basso. - Le piace essere provocato, signore?
"Che voce sensuale!"
La mia mano continua a salire lungo l'interno della coscia e il percorso tracciato dalle mie dita - che non sale toccando le sue intimità - cambia direzione proseguendo sul fianco fino ad arrivare all'altezza del suo ombelico. - E a lei?
La sua mano smette di scendere e la ritrae con un movimento scattante. - Mi piace giocare. - risponde allontanando le labbra e fa per rivolgersi verso l'auto.
- E allora giochiamo. - dico sussurrando.
Con la mano, blocco il suo polso e, con un movimento scattante e quasi violento, la faccio voltare verso di me. Afferro la la borsetta che aveva in mano. Avvicino, come in precedenza ha fatto lei, le mie labbra alle sue. - Perché continui a sfidarmi?
Ha uno sguardo sorpreso dal mio gesto improvviso e scattante.
"Di colpo ti si è ritrovata di fronte!" esclama la vocina. - Mi piacciono... Le sfide. - continua a sussurrare.
Avvicino ancora di più le labbra alle sue. La mia mano stringe ancora il suo polso e sembra che questo a lei piaccia.
Con un movimento lento, strofino la borsetta - che ho nell'altra mano - tra le sue gambe. Sulle sue intimità.
Ansima e le nostre labbra quasi si toccano.
- Anche a me. - rispondo interrompendo il movimento e mi dirigo verso la sua auto lasciandola desiderosa.
Tra noi c'è attrazione, questo è evidente. Mi chiedo solamente quando smetterà di fare la ragazza difficile.
"Vuoi che smetta?" mi chiede la vocina.
Voglio che smetta?
"Non è questo ciò che la rende diversa?" mi chiede.
Si. Lei non è come le altre ed è per questo che ne sono molto attratto. Ma io odio essere provocato, preso in giro e sfidato, soprattutto in un contesto erotico in cui sono vulnerabile.
Le farò capire come mi sento quando mi sfida, in modo da provocarla, renderla vulnerabile per poi interrompere tutto. Le ho già dato un assaggio di ciò poco fa con la borsetta che ora è sul sedile del guidatore.
Sono fiero di ciò che ho fatto.
"Non smetterete mai di sfidarvi e provocarvi" mi fa notare la vicina nella mia testa ed ha ragione, ma è proprio questo il gioco: provocarci a vicenda e cercare di non cedere. Sarà lei la prima a farlo.
Chanel siede accanto a me e mette in moto l'auto rosa.
- Si è ripresa, Miss Mi-Piace-Giocare? -
Non riesco a togliere il sorrisino vittorioso dal mio viso. Questa volta ho vinto io e l'ultima provocazione non è stata da parte sua.
Alza gli occhi al cielo e sembra voler ignorare la mia domanda. - Non cado ai suoi piedi, Mister Perversione.
Le rivolgo un sorriso perfido. - Uhm, Mister Perversione? Non so a cosa ti riferisci, ma adoro come suona.
Alza nuovamente gli occhi al cielo. Odio questo gesto.
Noto che lo stereo è accesso con un CD inserito al suo interno.
- Che genere di musica ascolti, ragazza con l'auto di Barbie? - chiedo alzando il volume.
In sottofondo sento una voce maschile cantare. Capisco subito di che canzone si tratta: la mia preferita del momento.
Chanel sembra in imbarazzo. - È solo un... una canzone che... Ecco, una can..
Le rivolgo uno sguardo divertito. - Sei imbarazzata, Chanel? - mi avvicino. - Sembri in difficoltà.
- È solo che... Non mi piace far sapere agli altri che genere di musica ascolto. I miei gusti musicali sono... particolari. Odio il rap, la trap...
- A me questa sembra una canzone normalissima. - dico.
È ancora agitata, in imbarazzo. A causa mia.
- Oh, I pray - canticchio e lei ride. - I know that I've been cruel.
- La conosci! - ridacchia.
Sorrido. - Sei sorpresa?
Le rivolgo un'occhiata, indossa un abito di velluto nero con una scollatura sul collo di forma quadrata. Stretto sui fianchi, le arriva alle ginocchia.
Sta ancora ridendo. Ecco perché la prima volta che l'ho vista non ho fatto caso a come era vestita: Niente di ciò che indossa è più importante del suo sorriso.
- Quindi sai cantare? Wow! Mi stupisci sempre, Dimitri.
Aggrotto la fronte con un sorriso non voluto. - Continui a prendermi in giro?
Avvicina il suo viso al mio. - E allora? - Il tono di sfida che ha usato è quasi un sussurro.
"Sensuale!"
- Ti farò passare la voglia di farlo. - Mi avvicino a lei mentre lo dico con aria di minaccia.
Alza gli occhi al cielo.
- Anche di fare questo. - aggiungo.
Si avvicina ancora di più. - Cosa?
- Alzare gli occhi al cielo. Lo fai così spesso che neanche te ne rendi conto. - Continuo a sporgere il viso verso di lei.
- Non credo sia un problema - Dato il tono di voce, sembra volersi giustificare. Ormai le nostre labbra sono distanti un centimetro.
- Lo è, quando sei con me. -
"Ora sono distanti di mezzo centimetro." mi fa notare la vicina dato che mi sono ancora avvicinato al suo viso.
- Siamo arrivati. - mi informa cambiando discorso. Allontanandosi.
Mi accorgo solo ora che siamo fermi da un bel po'. Questa ragazza mi distrae. Abbasso le difese quando sono con lei. Non sono sicuro che questo sia un bene.
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Siamo davanti alla Fontana Di Trevi costruita sulla facciata di Palazzo Poli da Nicola Salvi. Cominciata nel 1732, fu completata trent'anni dopo; stilisticamente appartiene al Barocco . Il tema delle decorazioni e delle figure dell'opera è il mare. La Fontana è posizionata posteriormente ad un'enorme piscina rettangolare arrotondata ai bordi e a percorrerla di lato in lato, vi è un camminamento. La parte inferiore del palazzo, ai piedi del quale si trova la Fontana, è caratterizzata da una rocciosa scogliera.
Faccio un passo avvicinandomi a lei. - La Fontana Di Trevi...
- Questo posto è... - inizia a dire, poi si ferma. - Era - si corregge, - per me, un luogo speciale come lo è il Gianicolo per te - spiega.
- Ne vuoi parlare? - le chiedo.
Chanel ha gli occhi lucidi e lo sguardo triste. Fissa il vuoto come se in esso riuscisse a vedere l'avvenimento che la fontana le ricorda.
Scuote il capo. - Godiamoci il momento, per ora.
Le sorrido. -Come vuoi.
Ho così tante cose da chiederle! Il suo cognome, il numero di telefono, con chi parlava al telefono ore fa, cosa le ricorda la fontana...
- Cosa vuoi fare? - mi chiede.
- Non dovrei chiederlo io a te? - ridacchio e le strappo una risata. - Potremmo conoscerci meglio - propongo.
- D'accordo. Una domanda a testa per cinque turni.
"Un nuovo gioco, Chanel?"
- Riesci a far sembrare una sfida anche un'innocua conoscenza!
- Adoro le sfide. - si morde il labbro. "Che movimento eccitante!"
- Inizio io... - continua. - Tu e Giada, avete avuto una storia?
"Eh?"
- Cosa? No! A lei piacciono le ragazze, credo.
Spero che a spingerla a chiedermi ciò sia stata la gelosia.
- Voleva fare... cose con te! - ridacchia.
Rido. - Già... non ho capito molto di ciò che è successo oggi. - Ammetto. - Tocca a me.
Da cosa posso iniziare? La telefonata? Ricordo ancora le sue parole: "Esci dalla mia vita!". Contro chi può averle gridate?
- Quando prima mi hai portato il papillon e sei uscita dal locale, ti ho sentita parlare, o meglio, gridare al cellulare. Posso sapere con chi litigavi?
Un "fatti gli affari tuoi!" come risposta non mi stupirebbe.
Fa un respiro profondo. - Il mio ex. Abbiamo rotto due mesi fa e continuo a vederlo ovunque. Non ne posso più.
- Per quale motivo l'hai lasciato? - chiedo. Spero di non sembrare troppo invadente.
- Un'altra domanda? Allora nei prossimi due turni le domande spettano a me. - scherza. - Comunque non l'ho lasciato io. Lui mi ha tradita andando a letto con un'altra, io lo sapevo... ma poi lui ha lasciato me per lei. Ora le cose tra loro non vanno bene e cerca di tornare con me.
- Se ti piace ancora perché non riprovate a far funzionare le cose?
Le ho rivolto un'altra domanda, a lei spettano i prossimi tre turni.
- Io ero innamorata pazza di lui, ma non riesco a perdonare ciò che mi ha fatto. - singhiozza. - Lui ha scelto di lasciarmi per Ludo ed io...
Non posso vederla piangere. "Chi è Ludo? Mi sembra di conoscere qualcuno con questo nome, ma al momento non riesco a pensare ad altro che a Chanel"
- Hey... - la stringo in un abbraccio. - Va tutto bene. Ci sono io... e non scelgo di andarmene dalla tua vita.
Il sorriso nato sul suo viso dopo la mia ultima frase dura qualche secondo. - Non posso rivederlo... So che le lo incontrassi lo perdonerei e tornerei con lui... Non posso... - aggiunge.